La sostenibilità diventa billable

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Articolo di Giulia Maria Picchi pubblicato su TeamSystem

Ottime notizie dal fronte: Reed Smith, che con i suoi 17.00 avvocati è uno dei principali studi legali statunitensi, ha concesso crediti di ore fatturabili agli avvocati che svolgono attività legate alla sostenibilità: un’iniziativa che, secondo gli esperti del settore, si diffonderà man mano che gli studi si contenderanno l’attenzione dei clienti e quelle degli avvocati da assumere.

Nel frattempo, le ricerche che evidenziano come gli azionisti mettano le aziende sempre più sottopressione affinché colleghino le remunerazioni degli executive a obiettivi ESG si sprecano. E non solo le remunerazioni degli executive: un numero crescente di società sta ragionando anche su come estendere questo genere di misure agli altri livelli delle loro organizzazioni, proprio al fine di assicurare un allineamento culturale agli obiettivi strategici più significativo e profondo.

Di cose ce ne sarebbero da osservare diverse ma mi soffermo solo su una.

La questione delle remunerazioni allineate ai parametri della sostenibilità non può non far pensare immediatamente anche ai divari retributivi di genere, ancora tristemente esistenti -per essere chiari, si parla di una differenza di guadagno donne/uomini di circa il 14% a parità di lavoro svolto.

La buona notizia (un’altra!) è che, poiché il gap non si sta affatto riducendo (questa invece non lo è affatto), lo scorso 5 aprile il Parlamento Europeo  ha approvato un mandato negoziale che gli permetterà di avviare le trattative con i governi UE su una direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni (per gli amanti dei numeri, con 403 voti a favore, 166 contrari e 58 astensioni).

In particolare, i deputati hanno affermato di voler abolire il segreto salariale nelle clausole contrattuali e proposto che le aziende UE con almeno 50 lavoratori siano obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare (e aggiungo io, risolvere) qualsiasi divario retributivo esistente.

Tornando agli studi professionali, in un mondo in cui ben si guardano dal pubblicare anche solo i loro bilanci, sarebbe davvero coraggioso e innovativo in primis collegare una parte dei compensi (almeno quelli percepiti dagli equity partner) ai parametri ESG e in seconda battuta rendere noti in completa trasparenza compensi e stipendi percepiti da professionisti e staff.